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giovedì 23 gennaio 2014

Testimonianza di una novizia

[Testimonianza vocazionale di Suor Maria del Cuore Immacolato, quando era ancora novizia]

Un dettaglio che mi fa sempre ridere, è che prima di entrare in Convento, portavo un Rosario appeso ai jeans, proprio come lo porto adesso sull’abito! Sono una giovane Novizia di 20 anni, nata in provincia di Salerno, a Bivio Pratole. In famiglia siamo in cinque: mamma papà, io, un fratello, una sorella. Da piccola non avrei mai pensato di poter diventare una suora, pur essendo cresciuta con genitori molto religiosi. I miei già prima di sposarsi frequentavano la stessa parrocchia, oggi preparano le famiglie al battesimo e le coppie al matrimonio. Ho avuto un grande esempio anche nell’Arte della preghiera assidua. Ho bellissimi ricordi di quando tutti insieme pregavamo la sera prima di addormentarci. Dio  vedendo la loro generosità, deve averli voluti ricompensare con la mia vocazione!

Essendo chiusa e timida, durante l’adolescenza non facevo facilmente amicizia, ma mi piaceva frequentare i ragazzi, cercavo quello giusto, pensavo che un giorno mi sarei sposata. Perdevo ore a  immaginare come si sarebbero chiamati i miei figli. Lo studio non è mai stato il mio forte. Un bellissimo giorno d’estate, venni a sapere che nella nostra parrocchia si sarebbe tenuta una “Missione Popolare”. Non sapevo esattamente che significasse, ma  ci andai comunque. Vidi in chiesa alcune suore con indosso un abito azzurro, e sul capo un velo lungo, erano giovani e le accompagnavano dei sacerdoti con la talare. Durante i giorni di quella Missione le osservai visitare le case, giocare con i bambini, parlare con i giovani, organizzare le liturgie. Cantavano, facevano teatrini, ma soprattutto i momenti di preghiera e la Santa Messa erano vissuti con molto raccoglimento. Mi chiesi come riuscissero a essere sempre così pieni di gioia. Capii trattarsi di qualcosa di soprannaturale, e che la felicità non la si poteva trovare in questo mondo.
Fu così che la Grazia coltivò in me il desiderio di essere una sposa di Cristo.

Finita la Missione, durante quello stesso anno mantenni uno stretto contatto telefonico con le suore che avevo conosciuto, anche perché gli ambienti che frequentavo abitualmente li avvertivo ormai sempre più ostili e il contatto con queste figure femminili era per me una preziosa risorsa. Non avevo ancora conosciuto suore capaci di una tale vitalità, dotate di un coraggio e di una forza sorprendente. Come mi era stato consigliato già da diverso tempo, un giorno mi decisi a fare gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Al termine dei quali ebbi la chiarezza assoluta delle prossime mosse che avrei dovuto fare. Trovai innanzi tutto  il coraggio di rivelare  ai miei genitori il desiderio di entrare in convento!  Per me non fu assolutamente facile, mi aspettavo qualsiasi tipo di reazione, era come mettersi a nudo. Ma loro risposero che lo immaginavano!  Vedendomi andare sempre di più in chiesa, e partecipare con tanto coinvolgimento alla Missione Popolare avevano intuito il senso della mia ricerca. Ma rimanevano convinti che avrei dovuto aspettare alcuni anni perché troppo giovane per prendere una decisione così definitiva, avevo 16 anni. Temetti allora per la mia vocazione. Mi sembrava impossibile perseverarla tanto allungo. Non mi rimaneva che  confidare in Dio. Alcuni santi suggeriscono di seguire subito la chiamata quando arriva, e sicuramente qualcuno di loro deve essermi venuto in soccorso, perché alla fine le cose andarono diversamente da come i miei le avevano prospettate. Fu sufficiente trascorrere qualche giorno insieme in convento, mi videro felice come non mai, e mi accordarono il permesso di entrare. Ero al settimo cielo, ma  allo stesso tempo mi risultava difficile abituarmi all’idea di rimanere lontana da casa per sempre. Finché non iniziai a percepire la presenza di una Madre Celeste che mi custodiva e guidava in quella trasformazione verso Cristo. Gradualmente cominciai a comprendere che una vera sposa doveva ricambiare il suo Sposo, con lo stesso amore che Lui aveva per lei. Solo nell’Unione con l’Amato si può portare molto frutto nella vita religiosa. E questo il mondo non lo capisce, perché è concentrato su una prospettiva che è solo materiale: un certo tipo di benessere, le comodità, gli averi, i possessi. L’amore è un valore poco considerato nella sua reale essenza, è più un desiderio che un impegno costante per la Vita verso la propria felicità. Tuttavia le gioie del momento passano, quelle spirituali durano in eterno. Solo Cristo è la via, la verità e la vita, non c’è felicità se non in Lui. “Cercate le cose di lassù, non quelle della terra”.